Lo so, per riaprire le strutture sportive di calcio dilettantistico e poi richiuderle per evidente pericolo di contagi dovuti al rialzarsi improvviso dell’Rt nazionale che torna sopra l’1, forse è meglio aspettare settembre per vedere le cose come vanno. Tuttavia, questa eterna agonia che è piombata sulle società di calcio dilettantistiche di tutta Italia ha logorato gli addetti ai lavori ma soprattutto le famiglie e i ragazzi che si sono visti privati del loro più naturale modo di frequentare uno sport che è anche senso di socializzazione. E poi? Poi ci sono i problemi legati alla continuità delle varie strutture che sono afflitte dalle spese vive dovute alle varie tasse e bollette da pagare senza sconti e con le tenebre incombenti di chiusura. E’ triste vedere un simile spettacolo avvolto nel silenzio, là dove poco più di un anno fa scorreva la vita, il vociare dei ragazzi, la loro corsa e le chiacchiere dei genitori che spesso ravvivavano questi incontri nella consapevolezza che lo sport è una parte essenziale di crescita dei propri figli. Non sappiamo quanto duri questo periodo inumano di privazioni in generale, ma entrare in una società di calcio vuota, dove tutto intorno è silenzio assordante fatto di rammarico, ebbene fa tristezza e anche malinconia. Tuttavia, facciamo per l’ennesima volta appello alle Regioni e le sollecitiamo a non dimenticare, a essere inclusivi nel monitorare la situazione giornaliera per cominciare in qualche modo a dare un minimo di speranza nel ricominciare. Incontrarsi, organizzare momenti periodici tra istituzioni locali e presidenti di società di calcio dilettantistiche sarebbe già come dare un segnale che qualcosa si muove, che qualcosa si risveglia nell’accomunarsi di idee nuove fatte di unione per sconfiggere insieme lunghi momenti di silenzio che danno la sensazione di dimenticare. Ma i ragazzi sono virtualmente là, dietro le porte delle varie strutture ad attendere la riapertura per allenarsi, giocare, stare insieme, vivere. Come vivere vogliono anche le società, i presidenti, gli addetti ai lavori che non intendono mollare. Ma quanto è difficile!
Salvino Cavallaro